Oltre la medicina industriale

di Charles Eisenstein

Articolo tradotto da Pietro Bertoni con la collaborazione di Debora T. Stenta; l’originale è disponibile qui

Mettiamo che sono dipendente dagli antidolorifici da prescrizione. Tu sei il mio amico preoccupato e mi dici: “Charles, davvero devi darci un taglio con queste medicine. Ti stanno rovinando la salute, e un giorno potresti andare in overdose.”

“Ma non posso smettere. Provo costantemente dolore. Se non li prendo non riesco a fare nulla. Ho un terribile mal di schiena e i miei dottori dicono che non c’è niente che si possa fare.”

Se accetti le premesse della mia risposta, avrai poco da dire. Se entrambi accettiamo che non esiste altro modo per alleviare il dolore, e che la causa del dolore è incurabile, allora ho ragione, devo continuare a prendere l’antidolorifico.

Ora parliamo del glifosato, l’erbicida tanto cattivo che Monsanto commercia col nome di Roundup. I critici mettono in luce dei punti convincenti sui suoi effetti sulla salute umana ed ecologica. I difensori confutano questi punti, almeno per la soddisfazione delle autorità di controllo. Il dibattito infuria ormai da decenni. Un punto che indicano i difensori del Roundup è questo: “Guarda, il Roundup è l’erbicida ad ampio spettro più efficace che abbiamo. Se smettessimo di usarlo i rendimenti dei raccolti crollerebbero. Dovremmo usare altri erbicidi meno efficaci che potrebbero anche essere più tossici per l’uomo e per l’ambiente. Il Roundup è l’opzione più sicura ed economica che esista.”

E qui ancora, se accettiamo queste premesse, abbiamo percorso al 90% la strada che porta ad ammettere quella tesi. Limitando il dibattito al solo Roundup, ai suoi relativi rischi e benefici, accettiamo implicitamente come scontato l’intero sistema agricolo di cui il Roundup è parte. Se prendiamo per scontato un sistema agricolo monoculturale industrializzato, allora i difensori del Roundup potrebbero avere ragione.

Abbiamo bisogno del Roundup, o qualcosa di simile, per far funzionare il sistema attuale. Se non lo cambiamo, allora proibire il Roundup risulterebbe soltanto in una sostituzione con altri erbicidi: nuovi agenti chimici o tecnologie genetiche che avranno i loro pericolosi effetti collaterali.

La maggior parte dei critici del glifosato non sono motivati dal desiderio di rimpiazzarlo con un altro erbicida. Piuttosto, il glifosato è un punto focale per la critica dell’intero sistema dell’agricoltura industriale. Se avessimo un sistema agricolo su piccola scala, biologico, rigenerativo, ecologico e diversificato, il glifosato non sarebbe una grossa questione, perchè difficilmente sarebbe necessario. Come ho ampiamente documentato nel mio libro sul clima (n.d.t. “Climate – A New Story”), questa forma di agricoltura può superare di gran lunga l’agricoltura industriale in termini di raccolto per unità di superficie (benché necessiti di più lavoro, più lavoratori, più piccoli contadini).

Quindi è necessario mantenere il glifosato o no? Se diamo per scontato l’attuale sistema agricolo, allora forse sì. La conversazione che potremmo avere è sul sistema stesso. Se ignoriamo questo punto, allora il dibattito sul glifosato è una distrazione. Uno può comunque opporsi sul piano tecnico, ma la critica più forte non è al prodotto chimico di per sé, ma al sistema che lo richiede. I bravi ragazzi della Monsanto probabilmente danno per scontato il sistema, e non riescono a capire perché i loro sforzi diligenti per farlo funzionare un po’ meglio siano così fraintesi dagli ambientalisti che li considerano come delinquenti.

Lo stesso schema si applica a ciò che è definita “salute mentale”. Tredici anni fa scrissi un saggio, “Mutiny of the Soul” (Ammutinamento dello Spirito), che descriveva varie condizioni mentali, ad esempio depressione ed ansia, come forme di ribellione contro un mondo malsano. Definendo queste condizioni malattie e trattandole con psicofarmaci, sopprimiamo la ribellione e aggiustiamo l’individuo per calzare nella società così com’è.

Se accettiamo come giusta e buona la società così com’è, allora per forza un individuo disadattato è un individuo malato. E se anche prendiamo come normali (o manchiamo di vedere) le condizioni che rendono infelici le persone, come l’isolamento sociale, i traumi irrisolti, la dieta Americana standard, la mancanza di natura, l’inattività fisica, le forme di oppressione razziale, economica o altre, allora di nuovo abbiamo poche alternative se non quella di riparare l’individuo. E se escludiamo dalla considerazione le modalità non farmacologiche di “riparazione”,¹ allora rimaniamo con medicine come gli antidepressivi. Perciò, coloro che hanno criticato l’articolo e il suo sequel avevano perfettamente ragione, all’interno della loro cornice di riferimento. “Queste medicine, anche se a volte abusate, sono interventi forti e necessari che hanno recuperato tante persone dalla depressione e hanno permesso loro di vivere vite normali.” Tralasciando gli studi in cui questi farmaci non riescono ad avere risultati che superano quelli dell’effetto placebo, se manteniamo costanti tutte le altre variabili, si potrebbe ragionevolmente sostenere che sono una tecnologia vantaggiosa, esattamente come il glifosato lo è nel contesto dell’agricoltura industriale.²

In un simile filone, coloro che accettano la bontà, la correttezza o l’inalterabilità di base del sistema attuale, vedranno i suoi critici come psicologicamente infermi. Parecchie persone mi hanno domandato, spesso dolcemente e con le più gentili intenzioni, se il mio scetticismo nei confronti dei vaccini e del sistema sanitario mainstream, sia una messa in scena di ferite di traumi infantili irrisolti riguardo l’autorità. Mi sto ribellando contro vere ingiustizie, o l’autorità medica è un sostituto di mio padre (quel vecchio tiranno che non mi faceva stare sveglio oltre il mio tempo massimo consentito per guardare “Tutti in Famiglia”). Potrei soffrire del disturbo oppositivo provocatorio. A quelli che accettano l’autorità medica come buona e giusta di base, parrebbe ragionevole che il mio sospetto nei suoi confronti debba venire da qualche tipo di psicopatologia. 

Gli esempi del glifosato e degli antidepressivi illustrano come persone perfettamente perbene possano partecipare al danno semplicemente attraverso l’accettazione dei sistemi e delle realtà da cui sono immerse. La malizia è una spiegazione scadente.³ Questa è una delle intuizioni che hanno lanciato la mia carriera da scrittore. Ho passato quindici anni tenendo in mente un’unica domanda: Qual’è l’origine di ciò che è sbagliato? Ho scoperto che i sistemi e le realtà già menzionate sono prodotti di ideologie così profondamente intrecciate nel tessuto della civiltà da esserne quasi inseparabili. E’ stato qualche genio del male ad architettare il concetto del Sé diviso e separato, abbandonato in un universo arbitrario di forza, massa, atomi e vuoto? No, quella mitologia si è evoluta organicamente, raggiungendo il suo culmine nel nostro tempo. E’ in effetti troppo maturo, ma il frutto – i sistemi che abitiamo e che abitano in noi – deve ancora cadere dall’albero. Quando lo farà si aprirà e crescerà il seme di un nuovo tipo di civiltà.

Okay, i vaccini Covid. Potremmo discutere riguardo i loro danni e benefici relativi, ma ancora una volta restringendo la conversazione diamo per scontato il sistema nel quale essi naturalmente calzano. E adesso vi farò una vera e propria rivelazione: la mia opinione personale è che, anche tenendo costanti altre variabili, i rischi e i danni superano di gran lunga i benefici. L’ultima volta che l’ho scritto in un saggio ho ricevuto un sacco di critiche per non aver “documentato le affermazioni”, nonostante avessi detto che era un’opinione e non un’affermazione. E nemmeno ora lo rivendicherò, né cercherò di documentarlo: 1) perché molte delle fonti che utilizzerei risulterebbero inaccettabili alla maggior parte delle persone che sono in disaccordo con me, e dovrei quindi aprire una discussione complessa di pregiudizi sistemici nell’ambiente dell’informazione; 2) perché la mia opinione attinge molto da praticanti nelle mie cerchie che vedono i danni in prima persona, e non posso citarli utilizzando documenti pubblicamente disponibili; 3) e soprattutto, perchè ora voglio allargare la conversazione al sistema della medicina industriale, che ha una stretta somiglianza in molte dimensioni con il sistema dell’agricoltura industriale. Inoltre, dal momento che non sto facendo false “affermazioni”, i censori scrupolosamente logici dei social media non saranno in grado di eliminare questo saggio. Ah! Colpito e affondato!

Se accettiamo come un dato di fatto lo stato attuale della salute pubblica insieme ai paradigmi imperanti della medicina moderna, allora il caso della vaccinazione è quantomeno discutibile, così come lo è il caso del glifosato nel contesto dell’agricoltura industriale.⁴ Potremmo discutere dei danni relativi al vaccino, degli studi di progetto, della soppressione di informazioni da parte di interessi aziendali, degli ingredienti non etichettati, della sottostima al VAERS (ente di raccolta delle reazioni avverse) e così via, ma nell’intraprendere quel particolare dibattito, entrambe le parti concordano implicitamente di non parlare di ciò che si trova al di fuori dei suoi confini.

Cosa c’è al di fuori del dibattito sulla sicurezza dei vaccini? Ci sono: i trattamenti alternativi naturali ed efficaci per il Covid; la superiorità dell’immunità naturale rispetto a quella indotta dai vaccini; il “terreno” di infezione (perchè alcune persone sperimentano una forma grave di malattia o morte, ed altri no); il ruolo positivo che i virus, anche quelli patogeni, giocano nella salute e nell’evoluzione; il declino della virulenza nel tempo; le implicazioni sociologiche del consegnare la sovranità della salute nelle mani delle autorità governative.

Praticamente, i vaccini non sono altro che una modalità per mantenere in funzione la società come noi la conosciamo. L’idea è: “Tutti si fanno il vaccino e torniamo alla normalità.” E’ molto simile ai farmaci psichiatrici. Dando per scontata una società che rende infelici un gran numero di persone, allora forse abbiamo bisogno di quei farmaci per renderle felici, o almeno funzionanti. Possono tornare alla normalità, alla vita definita dalle norme della società. Eppure quella vità è ciò che potrebbe averle rese infelici, tanto per cominciare. Allo stesso modo, ciò che abbiamo concepito come normale include le condizioni che determinano la necessità (presumibilmente, comunque) del vaccino in primo luogo.

La normalità è stata una società in cui l’autoimmunità, la dipendenza, il diabete, l’obesità ⁵ e altre condizioni croniche sono a livelli epidemici. Questa epidemia è in realtà abbastanza recente. Negli anni cinquanta la diffusione del diabete negli Stati Uniti era un decimo di quella attuale. L’obesità un terzo. Le malattie autoimmuni erano patologie rare. Siccome le morti da Covid si presentano in persone con diabete e altre condizioni croniche, l’intero contesto della politica sui vaccini include condizioni che sono storicamente aberranti.

La normalità è stata la privazione dell’autonomia delle persone di mantenere in salute se stesse e la propria comunità, rendendole invece dipendenti dall’operato degli esperti su di loro. Il “paziente” è passivo, sopportando pazientemente ciò che il dottore esperto gli fa.

La normalità è stata un onnipresente fobia della morte che adora l’altare della sicurezza e sacrificherebbe tutto ciò che promette sicurezza, anche a costo delle libertà civili, della libertà personale e dell’autodeterminazione della comunità.

La normalità è stata la marginalizzazione delle modalità di cura olistiche e naturali che offrono trattamenti efficaci per il Covid e molte altre condizioni. Oops, questa frase verrà segnalata come disinformazione. Dove sono i dati, Charles? Beh questo è parte del problema. La società non ha devoluto vaste risorse alla ricerca e allo sviluppo di fitoterapie, terapie nutrizionali, vibrazionali, e altre terapie non ortodosse come invece ha fatto per quelle farmaceutiche. Non rientrano nel sistema di finanziamento e nemmeno nel paradigma. Quindi, le prove a livello di più studi su larga scala in doppio cieco controllati con l’effetto placebo sono scarsi. Inoltre, poichè molte terapie alternative dipendono da relazioni uniche fra il paziente e il terapeuta, trattamenti personalizzati, o lavoro attivo da parte della persona in guarigione, esse sono intrinsecamente incompatibili per test standardizzati. I test standardizzati che producono i “dati” precedentemente menzionati, richiedono il controllo delle variabili. Sono parte di ciò che ho chiamato medicina industriale: “industriale” riguarda la standardizzazione, il controllo, la quantificazione e la scala.

Questo non vuol dire che i trattamenti olistici e alternativi per il Covid o per qualsiasi altra malattia manchino di evidenza. Tutt’altro. Ma per accedere al loro pieno potere ci si deve avventurare in aree che vanno oltre i paradigmi e le prove industriali.

Mi piacerebbe immaginare, quindi, una normalità diversa. Si discosta dal sogno dell’industria di rifare la terra, la vita e l’essere umano a sua immagine. È la normalità dell’età dell’ecologia, l’età della relazione, l’età della comunità, l’età della riunione.

In quel futuro, è normale vedere la salute come una questione di buone relazioni all’interno del corpo e al di fuori di esso. La società ridistribuisce le centinaia di miliardi che spende per l’assistenza ai malati verso la comprensione e il ripristino di queste relazioni. Ogni terapia olistica, erboristica, omeopatica, nutrizionale o energetica concepibile è seguita, provata, testata, migliorata e se efficace, resa disponibile.

In quel futuro, diventa inoltre normale prendersi responsabilità per la propria salute e ricevere supporto nel farlo (perché la volontà personale non è sufficiente, siamo esseri sociali e abbiamo bisogno di supporto). Il supporto è economico, legale e infrastrutturale.

Ho chiesto a mia moglie Stella, una guaritrice estremamente efficace, cosa pensa possa diventare l’assistenza sanitaria. Ha detto, “Potrebbe diventare un ambito in cui riconosciamo la mente e il corpo come un continuum; in cui non vediamo la malattia come una sfortuna casuale; in cui sappiamo che la cura risonante e il mantenimento dello spazio per l’emergere della totalità possono guarire, e che chiunque può fare ciò; in cui possiamo riportare la medicina alle persone”. Vedo Stella aiutare persone a guarire da reali condizioni mediche quasi tutti i giorni. A volte sono condizioni che i medici ritengono incurabili. Il potere di queste tecniche (e di tante altre nel mondo alternativo) è reale, e possono essere insegnate, e una nuova normalità può essere costruita su di esse.

Si, possiamo riportare la medicina alle persone. Il potere di guarire noi stessi e gli altri, come molto della vita moderna, è stato professionalizzato, trasformato in un altro insieme di beni e servizi. Possiamo recuperare il potere. Il futuro della medicina non è High-Tech. La tecnologia ha il suo posto (per esempio nella medicina d’emergenza), ma ha usurpato il posto di altri poteri: la mano, la pianta, la mente, l’acqua, il suolo, il suono e la luce. Possiamo immaginarci un sistema sanitario che esaudisca le promesse delle alternative mediche che hanno toccato milioni di vite nell’ombra del sistema convenzionale? Queste alternative dovrebbero smettere di essere tali. Suvvia gente, questa roba funziona davvero. Hanno guadagnato slancio nell’ultimo mezzo secolo nonostante la ridicolizzazione, l’emarginazione, la mancanza di fondi e la persecuzione da parte delle istituzioni tradizionali. Funzionano. Prendiamole seriamente. Sappiamo come essere sani. Ricostruiamo la società attorno a questa conoscenza.

Nessuna autorità durante il Covid ha detto, “La gente è malata, ha bisogno di più tempo all’aperto. La gente è malata, ha bisogno di più contatto. La gente è malata, ha bisogno di una sana flora intestinale. La gente è malata, ha bisogno di acqua pura. La gente è malata, ha bisogno di meno inquinamento elettromagnetico. La gente è malata, ha bisogno di meno chimica nel cibo. La gente è malata, mettiamo le avvertenze sul diabete sulle bibite gassate. La gente è malata, incoraggiamola a meditare e pregare di più. La gente è malata, portiamola nei giardini. La gente è malata, rendiamo pedonali le nostre città. La gente è malata, puliamo l’aria. La gente è malata, forniamo la bonifica gratuita della muffa su tutte le abitazioni. La gente è malata, promuoviamo l’educazione sulle erbe locali. La gente è malata, mettiamo a disposizione di tutti i migliori integratori e le pratiche dei biohacker e dei guru della salute. La gente è malata, saniamo i nostri terreni agricoli.” Nessuna di queste è difficile quanto tenere ogni essere umano a distanza di un metro da tutti gli altri. Quindi facciamo queste cose. Rifacciamo la società a loro immagine con lo stesso zelo con cui abbiamo rifatto la società nell’anno del Covid.

Sto dicendo di non parlare di vaccini e focalizzarsi soltanto sul quadro più ampio? No. I vaccini, i loro pericoli, i loro limiti, e le misure necessarie per costringere chi non li vuole sono la visibile punta di un iceberg, che mostra chiaramente il sistema che rappresentano. Sono una finestra in un futuro di dipendenza tecnologica in cui mettiamo nei nostri corpi tutto ciò che le autorità ci dicono, e ci chiediamo perché la promessa di salute, libertà e un ritorno alla “normalità” sia sempre all’orizzonte ma mai qui e ora.

Un altro futuro ci chiama. Non ci verrà consegnato dalle stesse autorità e dagli stessi sistemi che governano oggigiorno; siamo noi a doverlo reclamare. Lo rivendichiamo attraverso le scelte che offre. Verso quale futuro ti porterà il tuo prossimo passo? Verso una maggiore normalizzazione del mondo sotto controllo? O verso la nuova normalità che ho descritto? La strada si è biforcata. E’ tempo di scegliere.

NOTE

1) Esempi di trattamenti non farmaceutici per la depressione includono terapie psichedeliche, tai chi, Kundalini yoga, immersioni in acqua fredda, terapia a luce rossa, terapia di pulsione del campo elettromagnetico, e molte altre. Aspetta, ho appena dato un consiglio medico? Sbagliato! Non sto suggerendo che alcuna di queste funzioni veramente. No. Sto solo facendo fare esercizio alle mie dita. Nessuna delle precedenti dovrebbe essere interpretata come consiglio medico. Per favore confrontatevi con il vostro medico qualificato prima di provare una di queste terapie. Non siete qualificati per fare la vostra ricerca personale. Difatti, poiché la vita è sempre più medicalizzata, per favore non fate nulla, neanche uscire di casa, senza il permesso dell’autorità medica.

2) Per essere chiari, io penso che anche negli stretti termini dei rischi e dei benefici, sia il glifosato che gli antidepressivi sarebbe meglio non utilizzarli. Questo per i loro effetti collaterali, che l’industria tende a mascherare. Nel caso degli antidepressivi, questi includono qualsiasi tipo di problemi fisici, inclusi, molto probabilmente, l’omicidio e il suicidio. Il mio punto è che c’è un ragionamento da fare su di essi che per lo meno ha senso se consideriamo immutabile il sistema.

3) Certamente, gli individui spietati, maliziosi e psicopatici sono sovrarappresentati nelle élite del potere globale. Prosperano nel nostro sistema attuale, salgono in cima e trovano il modo di rimanerci. Ma il loro potere dipende dalle storie profonde che sto descrivendo qui. Non hanno creato quelle storie, ma le nutrono e si nutrono di loro.

4) Il caso dei vaccini obbligatori è molto più debole siccome la narrativa di una “epidemia dei non vaccinati” si sgretola e si accumulano evidenze che i vaccini non prevengono l’infezione o la trasmissione ma semplicemente riducono i sintomi.

5) Quando menziono l’obesità vengo spesso accusato di criticare chi è sovrappeso. Quindi lasciatemi dire che l’obesità non deve essere motivo di biasimo per la debole forza di volontà o le scelte stupide delle persone. È una funzione del trauma infantile, della programmazione sociale, degli ambienti tossici, di un’infrastruttura sociale in cui l’attività fisica è separata nella categoria dell’”esercizio”, dei bisogni insoddisfatti che vengono trasferiti sul cibo, di un ambiente alimentare privo di nutrimento genuino e di molti altri fattori. A volte l’eccesso di cibo non c’entra. Quando c’entra, criticare l’obesità diventa in realtà controproducente come modalità per incentivare qualcuno, specialmente se stessi, a perdere peso. Questo perché l’abuso di cibo (in particolare di zucchero) può essere un modo per compensare la mancanza di amore e accettazione incondizionati. E’ quando amiamo noi stessi e gli altri esattamente per ciò che siamo, che quella fase può essere completata e il cambiamento avvenire. Ho tenuto un piccolo corso online chiamato “Dietary Transformation” (Trasformazione dietetica) per esplorare e integrare nel pratico queste idee e quelle correlate.

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